la
rabbia popolare de nun sapé chi è stato
a
fa 'na stragge che ferisce l'onore nazionale
e
che nun guarda in faccia a chi mor'ammazzato.
Se
dice er morto si c'è quarche convenienza,
e
si je fa comodo a la politica e a l'apparenza,
e
come in guerra, poi se conteno li morti vostri
e,
si c'è annata bene, so più de li morti nostri.
Perché
si uno more, e sta da la parte de qua,
se
lo ricordamo mejo de chi sta da la parte de l,
e, si uno sta de qua, ce scappa 'na parola de pietà.
Ma
a noi ce piace de fa er tifo pe'r più forte,
e
nun ce spetta de 'mpicciasse de la sorte
de
chi pende appeso ar cappio de la fatalità.
4
apr. 2017
Nelle
stragi come nelle guerre si contano i morti e si scordano i nomi.
Leggere
i recenti fatti che avvengono lontano da noi, ci permette di essere più
obiettivi, meno coinvolti emotivamente e forse, più sereni nelle
analisi. Noi, nel nostro paese abbiamo passato anni di stragi e di
tragedie viste più con l'occhio del dolore per le vittime che con
quello freddo di chi pretende di chiedere e di sapere.
Così
ora che ci capita di leggere sui giornali i titoli che parlano di
morti lontani, siamo più freddi e ci viene più facile capire quanto
poco valga la vita di un uomo - per le strategie della politica -
quando casualmente si trova a passare da una strada piuttosto che da
un'altra. E poi di quell'uomo, nella storia, resta scritto solo nella conta dei morti e da quale parte è stato conteggiato.
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