SONETTI romani .... ( 2)

Parte 2


Un Soffio Profumato

In fonn’an cassetto
Me so ritrovato ’n vasetto
profumato, de vetro colorato   …
Era ‘na cosetta che m’aveva rigalato

Nena mia, quanno che s’eravamo detto
Che st’amore nostro, c’annava stretto.
E le parole se mischiaveno cor pianto
E cor tormento de quer momento.

Me diceva che ner core
però, me ce lassava n’angoletto,
che c’era dentro tutt’er languore

de n’amore penoso e disgraziato
e de nun scordamme mai che ner vasetto
c’era er profumo der soffio suo, e der fiato.


21 nov. 2016

Chissà dove finisce il ricordo e dove comincia il sogno! 
A volte la vita ci regala dei momenti e delle sensazioni che abbiamo paura a cogliere al volo. Ma la vita continua, anche se lascia qualche rimpianto o qualche delusione  in chi non sa, non vuole o crede di non poter seguire i segnali della natura, degli animali o ... di una donna innamorata.





Referendum

Pare che se chiama democrazia
sta gran voja de novo e de pulizia
che ce serve pe' cambia' la Costituzione,
ner rispetto der popolo e de la Nazione.

Er governo penza e te ripenza,
ha messo tutto dentr'a'n ber pacchetto
perché er paese nun pò anna'vanti senza.
Ma sarà er popolo che darà er verdetto.

Votamo "sì", si ce piace er colore der fiocchetto
e, così, se pijamo er pacco, tutt'in blocco
cor senato, er cnel e senza er voto diretto.

E si nun ce piace com'è fatto er pacco,
votamo "no", pure si se dovemo mette inzieme
a tutto 'n branco famelico de jene.



3 dic. 2016


Come ormai è uso in tutti i paesi “democratici” siamo chiamati a votare per leggi e per personaggi politici che vengono presentati dai media come uniche alternative per governare democraticamente un paese. Il metodo è sempre lo stesso: il popolo deve scegliere tra due e pronunciarsi per accettare o per non accettare l’uomo o la proposta nel suo tutt’uno. Prendere o lasciare. E’ un buon sistema per dividere la gente, per creare antipatie personali e per non affrontare gli eterni problemi su cui poggia il sistema stesso, che non conviene scardinare.  
Fa troppa paura! e la storia si ripete anche se oggi noi continuiamo a parlare - senza più ricordarne il significato - di “democrazia”.

Eloggio der Conte

C'hanno scerto n'antro presidente
cor compito de governà er popolo Italiano:
da regazzino era maoista dissidente,
er Conte Gentiloni Sirveri da Filottrano.

E' un bellomo che sa parlà l'americano,
che je piace er rispetto de la gerarchia,
che conosce er bon-ton e fa' er baciamano,
- che serveno tanto a sta nova oligarchia -

Evviva er Dio de la trasparenza
che dice chiaro ar popolo pecorone
che nun so' più tempi de speranza,

e che sarebbe mejo abbassà la capoccia
perché chi comanna c'ha pur'er blasone
e, er popolo, se lo pò mette'n saccoccia.


12 dic. 2016


Altro inutile giro di Valzer al governo. Un nuovo incaricato che, come referenze, porta brutte prese di posizione - a nome del nostro paese - in campo internazionale. Un buon esempio di uomo che si adatta bene ai tempi che corrono o forse che è pienamente funzionale alle scelte che la finanza sta imponendo ai governi di tutto il mondo. Noi, speriamo che riusciamo a non fargli chiedere prestiti-capestro alle Superbanche.  In bocca al lupo al povero popolo ignaro che - democraticamente - continua aa andare a votare, ma che, in nessun paese, ha più voce.



Lacrime de Coccodrillo

Che l'Omo è n'animale
e ch'è 'na bestia criminale
se vede dar dente a punta
che je spunt'appena che s'empunta.

E nun è 'na storia nova
quann'ammazza e quanno scanna,
che s'annisconne e poi te 'nganna,
che se scorda e che c'ariprova.

Ma me ce mozzico le mano
quanno se piagne pe'n bambinello
mort'ammazzato, dentr'an pantano

inzieme a tanta pora gente ignava.
E' li che se vede ch' ar coccodrillo
quando magna, nun je cola mai la bava.


16 dic. 2016


Ancora una volta i giornali tornano a spiegarci che stiamo vincendo una guerra contro l'arretratezza e contro i pregiudizi delle religioni. Ancora una volta ci raccontano di morti a casa loro, di gente che improvvisamente ha visto scoppiare nel proprio paese una guerra, provocata, voluta e giocata da governi di altri paesi. 
Ci raccontano di gente che si è trovata la morte sulla porta, di padri distrutti e di figli spariti nel nulla, di madri che sperano di morire piuttosto che aspettare di sapere. Si, il diavolo è umano e esiste: si rivela ogni volta che gli stessi che vendono le armi dei sicari, che manipolano le coscienze e che vogliono confondere i poveri di spirito comprandoli con quattro soldi, provano a farci commuovere tutti e a coinvolgerci nei loro interessi di morte. La razza-padrona degli uomini è come un coccodrillo, che ammazza e divora e mentre dalla bocca ancora cola un filo di sangue dell'ultima preda, non riesce a trattenere qualche lacrima. 
Ma sappiamo bene che si tratta solo di digestione pesante.



Filasbrocca pe' l'Anno Novo

"L'indifferenza del giorno dopo"    (Foto by Inghisto)
A Natale Epifania,
ogni Cristo fa bisboccia
pe’ votasse la capoccia
de micragna e zinnanìa.

S’addolora pe' li sbaji,
pe’ l’abbusi e l’intrallazzi,
pe’ li vizzi e pe’ l’imbroji

e se vergogna pe’ li scazzi
der futuro e der passato...
Giusto er tempo de pià fiato,

e de fasse un ber boccale 
che lo fa sentì immortale

eppoi dopo Capodanno, aripià, paro-paro,
er zentiero der somaro.



Natale-Capodanno 2016

Cominciamo a dire che "Filasbrocca" non significa niente, è solo un'assonanza che evoca le favolette in versi che si raccontavano ai bambini e quelle parole senza senso che, dette in momenti di euforica ebbrezza, sembrano  prendere una forma e un significato solo fino a quando si torna sobri e si rimettono i piedi sulla terra.  
E' la vigilia dell'Anno Nuovo: Aria di festa e glamour a ogni costo. C'è chi festeggia e chi mal sopporta l'atmosfera di un lusso più ostentato che reale, ma tutti sentono che è un momento di bilanci che vanno tirati, almeno una volta l'anno, con la propria coscienza. Qualcuno va in chiesa, si pente e spera, qualcun altro si guarda dentro e riflette, pensa agli errori, impreca per le proprie debolezze e, comunque, deve guardare al futuro, augurandosi di riuscire ad essere più onesto, o più furbo e più accorto. Più coerente con le proprie scelte nel bene e nel male, brindando tutti insieme all'Anno Nuovo e al Futuro, che ognuno vede a suo modo. Poi passata mezzanotte si torna alla solita vita e alle solite abitudini. 
Come sempre, nel bene e nel male.



Il Ladrone

E certo che nun ce credo
a la storiella der popolo eletto,
de Cristo, de Budda e de Maometto
ma c'è 'na domanda che me chiedo:

Perché da 'n certo giorno de la storia
si uno dice n'AveMaria, un Pater o un Gloria
s'aspetta 'na specie de clemenza
che je ripulisce le mano e la coscienza?

Nun sarà che fede e devozione
serveno tanto pe' tene' bona la gente,
che pe' paura de'n tizzone ardente

se 'mpara a pappagallo tutta l'orazione
e poi je pare naturale perdonà a'n ladrone,
e lascia su la croce chi nun conosce padrone?


Natale 2016

Una piccola riflessione, non sul Natale o sulle religioni, ma sull'uso delle persone, delle debolezze umane e dei momenti di bisogno reale, spirituale o emotivo che ognuno di noi vive ogni giorno. 
Sull'uso delle promesse e sulla disponibilità dell'uomo ad affidarsi a chi si dice più esperto, più forte, più capace di proteggere quelli che sono, o vengono convinti di essere più deboli, meno intelligenti, inferiori. 
A guardar bene, la nobiltà dell'animo e l'ingenuità gentile dell'uomo sono i suoi caratteri forti fin dall'inizio della storia, mentre l'evoluzione della società ha profondamente cambiato e raffinato le tecniche con cui la mente viene manipolata, non la strategia che è rimasta sempre quella del lupo e dell'agnello. 
Forse Cristo è nato, e morto in croce, per cambiare certe abitudini - come tanti altri eroi positivi celebrati o dimenticati - ma la politica, le religioni e, sopratutto i loro sgherri, non hanno permesso che la gente capisse.



Me diceva Mamma Mia











Me diceva mamma mia
che nun entro, si nun busso,
che chiede permesso nun è un lusso
e che nun risponne è scortesia.

Che, si nun fai spazio a chi sta senza,
nun trovi posto in paradiso
e che nun ce vole troppa scienza,
pe' guarda' in faccia, e fa' un soriso.

Me diceva de nun da' retta all'apparenza,
e  badà sempre a la sostanza.
De fa' co' l'artri quello che m'aspetto

e si quarcuno me se pija a braccetto
pe' dimme che co' la creanza nun se magna, 
è mejo che me scanzo, perché c'ha la rogna.

28 dic. 2016


Sono sceso ad un compromesso per scrivere queste parole ed ho dovuto accettare che lo spirito progressista che mi ha sempre accompagnato, ha ceduto un po' di spazio a quello reazionario che è spontaneo nell'essere umano. Una volta si diceva "ai miei tempi". Spero proprio che questa blanda critica sociale non sia scambiata per una presa di posizione contro le nuove generazioni. Il fatto è che la società continua a chiudersi sempre più in se stessa e la paura dell'altro spinge i genitori a proteggere fino all'inverosimile i propri figli, portandoli a diffidare di tutto e di tutti, rendendoli sempre più chiusi ai rapporti umani e quindi anche alle piccole convenzioni di convivenza che sono alla base della "buona creanza". Superata così la parte formale, arrivano le piccole convenienze di chi considera la maleducazione un proprio diritto e un proprio ingiustificato comportamento irriguardoso, un segnale di debolezza da parte di chi, per educazione, lo subisce e lascia passare.



Le Puntarelle

Nun se trova sovente er cicorione,
ma, a trovallo, te ce passi 'n capriccio
che te magni n'inzalata d'anfitrione.

In mezzo ar mazzo ce sta er ciccio
cor gemojo e co le foje tenerelle,
si le fai a stricette, fanno er riccio
e si le metti a mollo, so' “puntarelle”.

Dopo 'na mezzora sta cicorietta
diventa bella dorce e scrocchiarella.
Tu pija er sale, l'ajo, l'ojo e n'alicetta,

l'acciacchi tutt'inziene e ce fai na pastella
che si la rigiri pe'condicce le puntarelle
ce pòi senti' dentro la poesia de le stelle.


4 gen. 2017

Le Puntarelle sono un tipico contorno della cucina romana, piuttosto difficili da trovare nei ristoranti perché la loro preparazione richiede troppo tempo e il loro condimento viene spesso "elaborato da Chef troppo sapienti", che stravolgono il sapore e la poesia di un piatto popolare, semplice e appetitosissimo. 
Fino a qualche anno fa, le signore andavano al mercato e compravano il cicorione, prendevano i pochi germogli, li sfilavano e ritagliavano per ricavare delle finissime strisce di dolce polpa che insieme a qualche foglietta verde chiarissima e delicata serviva a malapena a riempire due o tre piatti di insalata. 
Oggi le Punterelle, qualche volta si comprano - carissime - impacchettate in bustine trasparenti con dentro i ciccetti di cicorione, tagliati tutti della stessa misura. 
Non sono la stessa cosa, però danno un'idea delle "puntarelle che faceva mamma", che si rinfacciavano fino a sera, ma che a pensarci, proviamo ancora gli stessi piaceri.


L'Artra Porta

Foto di F. Cesari by Inghisto

Dice che piove sempre sur bagnato
e che è corpa der governo ladro.
Nun sarà vero, ma io me ce squadro
e si guardo a oggi, ce vedo er passato.

Nun vojo di' ch'er caso, nun è a caso,
però si c'è na cosa che gira storta
bussa sempre a la solita porta
e a quell'artra c'hanno la puzza ar naso.

Poi capita che morammazzati e disastri
li contamo sempre tra li poveracci,
tra chi ce passa e chi campa de stracci,

e blasonati, funamboli e cajiostri
ce manneno a di', da dietro all'artra porta,
che la verità che vedemo è cosa certa.


5 gennaio 2017

Chiamiamole pure "qualunquismo o complottismo" queste considerazioni.
Il fatto è che i disastri ambientali ed ecologici e gli attentati, a guardar bene, capitano sempre nei soliti posti. Intendiamoci non negli stessi posti, ma in luoghi che hanno caratteristiche molto simili. Tanto per dire, in certi casi una stazione o uno stadio, in altri una qualsiasi periferia degradata, in altri una realtà di casupole abbarbicate, precarie e abusive, costruite su qualche dirupo montano oppure lungo un torrente secco. Proprio in questi luoghi si scatenano quasi tutti i peggiori eventi naturali e sociali: per eventi naturali, cataclismi, terremoti o alluvioni è normale considerando che, chi più ha, sceglie di vivere in zone "amene e sicure" coccolato dalla natura, dal clima e dal conforto della propria abitazione. 
Per i fatti sociali però la storia è differente, diciamo che "occasionalmente" anche qui colpiscono la povera gente, quelli che lavorano per campare, quelli che per passare il proprio tempo libero, si accontentano di mischiarsi tra la gente, magari accalcandosi in fila per entrare in una discoteca o in uno stadio.
Gli attentati e gli atti di guerra sono sempre vigliacchi, chiunque ne sia la vittima voluta o casuale, ma - se non sono puri atti criminali - dovrebbero essere volti a colpire la politica o i governi. La realtà è che anche degli effetti di questi atti di terrorismo o di guerra ne soffre la popolazione, in genere, non colpevole di nulla, passanti, gente che sta lavorando, bambini che studiano, vecchi nelle loro case.
E i governanti, l'intellighenzia, quelli che decidono ? Le lobby che spendono milioni per vendere le proprie armi, per istigare a consumi ingiustificati e per orientare  politica e informazione?  Quelli, ogni volta, sono pronti a raccontarci tutto il proprio sdegno e il proprio dolore e sono sempre capaci di trovare le più belle parole per consigliarci come vivere con maggior sicurezza, come farci proteggere da organi polizieschi sempre più sofisticati, sempre più capaci di controllare, se non di evitare.
Certo, ma  ... "Controllare chi ? "   


La Giudìa

"La Sora Lella"
  Foto F. Cesari by inghisto
Er carciofo nun è 'na cima e nun brilla      
è lungo, allampanato e nun sfarfalla,
nun pizzica, nun acchiappa e nun se sposa.
Però quello ch'esce dar ghetto è 'n'antra cosa.

E' un fiore verde e viola che canta 'na poesia,
e si lo sfoji bene, la morte sua è a la giudia.
Sceji dar mazzo quello che nun c'ha er pelo
e tajeje le foje torno-torno e filo-filo.

Si te vòi magnà un carciofo bello gajardo,
lasselo a mollo co'no spicchio de limone,
e spampinaje er fiore sopra er battilardo.

Scalla la padella co' l'ojo e nun fa' economia,
poi friggi a foco arto co' tanta devozione
e si vie' bello scrocchiarello è "a la giudia".


6 gen. 2017

E' una ricetta povera della cucina ebraica-romana, è un piatto delicato, croccante, saporito e in qualche modo ricorda la cucina medio orientale. Sembra facile da preparare ma solo in pochi ristorantini del ghetto si può assaporare in tutta la sua fragranza. Quando è stagione di carciofi e si passa per Roma, vale la pena farsi un regalo e magari anche fare la fila per sedersi a un tavolo di  qualche affollata osteria.


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