come
po' esse ch'er cervello ce se smove
e
ce s'imbroja e poi se scopre un ber concetto,
che
nonno già c'aveva chiuso ner cassetto?
E
si sto concetto ce pare quasi uguale
a
n'artro ch'aveva già visto la luce der sole,
è
come vedesse la faccia su'n vecchio tomo,
propio uguale a quer un vecchio gentilomo!
E
quello che se intravede da quella porta
sta
tutto dentro la cornice de le meravije:
stamo
mejo noi, o staveno mejo quelli de 'na vorta?
O
è sempre lo stesso er grano che se riccoje?
So' sicuro solo, che l'eredità nobile der tempo,
oggi, l'ha
riccoje chi nun se merita l'Olimpo.
7 marzo 2017
Questa traduzione del Sonetto LIX di Shakespeare si ricollega al sonetto CXXIII e ne completa il ragionamento. Ho volutamente ignorato i commenti e le critiche su contenuto e finalità attribuite all'autore che scrisse i suoi sonetti in tempi di Peste e di oscurantismo ed ho voluto interpretare solo quello che, a me, è parso il senso intrinseco delle parole, tentando di dare un ritmo ad un "concetto" che stuzzica, da sempre, la mia curiosità.Il contenuto ha anche una certa attualità, visti i tempi che ancora oggi non invitano a guardare alla storia ed al pensiero del passato per saper meglio scegliere la via che porta al futuro.
Ma forse Shakespeare ha ragione, non ci meritiamo quello che è giunto fino a noi e che ci stiamo godendo immeritatamente.
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