poi
Sora Maria s'è ridotta ar lumicino,
e
un nipote suo, mo' ce vende er vino.
Si c’è la carca, se pija 'r nummeretto,
nun
chiede 'na fojetta, un quartino o n chirichetto,
er
vino bono, se venne solo 'n bottija,
nun
s'assaggia, ma se degusta, e si c'hai voja.
'na
pizzetta, un bicchiere e du'olivette,
te
l'assapori e te li gusti, a soli euro sette.
L'artra
sera, però, è successo un fatto strano
entra
un'omone, cor boccione in mano,
se
guarda 'ntorno e, co' na certa titubanza,
dice:
“Co' sti regazzi ce vo' pazzienza!”
21
mag. 2017
Papa Sisto V nel 1588 per incassare più agevolmente le imposte nelle osterie istituì una misura ufficiale per vendere il vino:la Fojetta che corrispondeva a un contenitore di vetro trasparente da mezzo lito, con il collo stretto, la bocca larga e il piombo del Ministero
delle Finanze Pontificio. Poi c'era il quartino (1/4) e il chierichetto (1/5) tutti con il bollo papale, come il tubbo che conteneva un litro. Chi non aveva soldi chiedeva un "sospiro" e si beveva un bicchiere, prima di tornare a casa. Fino a pochi decenni fa, così si vendeva il vino, sfuso e si portava a casa nei fiaschi impagliati che contenevano tre fojette. Il vino che si beveva era quello del paese dell'oste, era genuino ma la qualità dipendeva dall'annata e dalla botte, niente a che vedere con il bouquet e la corposità dei nostri splendidi vini DOC.di oggi. Di quei tempi ci resta solo il "sospiro" per i sette euro che spendiamo ogni volta che ci va un bel bicchiere di bianco frizzante fresco, o di vino rosso-rubino, invecchiato almeno un paio di anni.
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