E nun te crede ch’apro bocca e je do fiato,
si dico pane ar pane, vor dì che c’ho penzato
e pe’ capìmme, nun ce vò 'r vocabolario.
ndo' le trovo le parole, la ragione e la pazienza
pe’ spiegaje che un quadrato nun diventa tondo?
Co'chi se li riggira, spergiura e poi ce magna?
mentre pista la dignità de un cristiano?
si dico pane ar pane, vor dì che c’ho penzato
e pe’ capìmme, nun ce vò 'r vocabolario.
E' che, si dico come me piacerebbe er mondo,
a chi dà un prezzo ar core e a la coscienza,ndo' le trovo le parole, la ragione e la pazienza
pe’ spiegaje che un quadrato nun diventa tondo?
Posso parlacce co’ chi nun conosce vergogna?
Co’ chi se stupra la “giustizia” e l'onore?Co'chi se li riggira, spergiura e poi ce magna?
Come je l'insegno io, a un fijo, er valore
e ' r rispetto pe' uno che parla der diritto umanomentre pista la dignità de un cristiano?
2 ott. 2015
"Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta. Alla sua gestione. All'umanità che ne scaturisce. A costruire un'identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità vi siano intaccati.
A non divenire uno sgomitatore sociale, a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo. In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell'apparire, deve diventare. A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde.
È un esercizio che mi riesce bene. E mi riconcilia con il mio sacro poco."
(Pier Paolo Pasolini)
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