BLOG : Le Favolette

Me piaceva tanto sentì le favolette, da regazzino,
quelle de streghe, de fate e de prìncipi gajardi,
quelle che finiveno  sempre a tarallucci e vino,
pure si nun capivamo  che vinceveno i buciardi.


Certo che alle favole nun je se deve crede,
Però io ce so' cresciuto  ‘n bonafede,
io me fidavo de le parole e de’ le perzone
E pe'me, “buciardo” era peggio de cafone.

Mo’ però è arrivata 'na moda smaniosa:
Se pija na parola e ce se dice n’antra cosa,
tanto pe' mischiacce mejo ipocrisia e verità.

E mo', pe' corpa de' un branco de farzi e fetenti,
sti regazzini nun so' più  "felici e contenti”
e nun riescheno a capi' 'n do' sta, la vera realtà.




20 gennaio 2015

".... e vissero tutti felici e contenti"   Parole segnate dal tempo, che non oseremmo mai raccontare a un bambino dei nostri giorni, un po' perché molto più smaliziato di quanto lo fossero i bambini di soli cinquant'anni fa, un po' perché il confine tra vero e verosimile - in pochissimi anni - si è quasi annullato, per merito/colpa di Internet, dell'informazione e dell'esaltazione della fantasia che ama confondere e affascinare.
Certo che la profonda conoscenza delle tecniche di comunicazione e del funzionamento del cervello umano hanno radicalmente cambiato il nostro approccio alla conoscenza. I fatti reali possono essere facilmente smentiti da una efficace campagna dei media che li stravolgono e li mettono in dubbio e la "superficialità della nostra epoca di ignoranti" alimenta insicurezze e dubbi. Anche sui propri valori e sul significato di "morale".

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