a
la storiella der popolo eletto,
de
Cristo, de Budda e de Maometto
ma
c'è 'na domanda che me chiedo:
Perché
da 'n certo giorno de la storia
si
uno dice n'AveMaria, un Pater o un Gloria
s'aspetta 'na specie de clemenza
che
je ripulisce le mano e la coscienza?
Nun
sarà che fede e devozione
serveno
tanto pe' tene' bona la gente,
che
pe' paura de'n tizzone ardente
se
'mpara a pappagallo tutta l'orazione
e
poi je pare naturale perdonà a'n ladrone,
e lascia su la croce chi nun vòle padrone?
Natale 2016
Una piccola riflessione, non sul Natale o sulle religioni, ma sull'uso delle persone, delle debolezze umane e dei momenti di bisogno reale, spirituale o emotivo che ognuno di noi vive ogni giorno.
Sull'uso delle promesse e sulla disponibilità dell'uomo ad affidarsi a chi si dice più esperto, più forte, più capace di proteggere quelli che sono, o vengono convinti di essere più deboli, meno intelligenti, inferiori.
A guardar bene, la nobiltà dell'animo e l'ingenuità gentile dell'uomo sono i suoi caratteri forti fin dall'inizio della storia, mentre l'evoluzione della società ha profondamente cambiato e raffinato le tecniche con cui la mente viene manipolata, non la strategia che è rimasta sempre quella del lupo e dell'agnello.
Forse Cristo è nato, e morto in croce, per cambiare certe abitudini - come tanti altri eroi positivi celebrati o dimenticati - ma la politica, le religioni e, sopratutto i loro sgherri, non hanno permesso che la gente capisse.
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