BLOG : Parole vòte


Co’ che te l’asciugo ste lacrime all’occhi,
co’ la pezza che ce copri er regazzino?
Co’ sti sacchi pieni de stracci vecchi?
Cor vento addiaccio der destino ?

Come te spiego de guardà ar domani
si  pe' me l’amore nun c’ha valore?
Co’ che coraggio te sfioro le mani
Si misuro a peso er prezzo der dolore?

Co’ che faccia te parlo de speranza,
si nun so manco fa' cresce un fiore?

Te parlo de fiducia e de fratellanza
ma co' parole vòte e de circostanza

che serveno solo pe’ nun fa vede un còre 
che si fa rima, la fa co' convenienza. 


25 agosto 2016



Amarezza, profonda amarezza, che non deve confondersi con il dolore per la gente che soffre e per chi perde la vita - e l'interesse per la vita - in occasione di eventi naturali tragici e fuori dal controllo degli umani.
Con il terremoto di ieri, sono tornati i soliti inutili presenzialisti.

Amarezza per la grettezza che vediamo ogni volta negli occhi degli sciacalli che, se non possono approfittare dei beni reali della gente che fugge, si fanno belli spendendo - gratis  e a nome del popolo che rappresentano - parole che non appartengono alla loro cultura, parole che contrastano con il loro modo di considerare la vita, di fare affari e di usare il mondo e gli uomini. 

Forse più che amarezza potrei parlare di tristezza, quella che mi ispirano uomini ricchi di mezzi e di potere, ma poveri di valori, spero, senza che se ne rendano conto.

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