Quando mamma era ancora giovane la mattina era una sua abitudine andarsene al mercato, faceva sempre
un giro tra le bancarelle, sorrideva a chi la invitava a comprare mentre gridava
per esaltare la bontà e la freschezza
della sua merce, ma lei guardava solo. E non comprava niente. Prima voleva vedere tutto, voleva vedere cosa c’era sui banchi oggi e poi guardava anche
nelle cassette poggiate per terra una sull’altra, accanto ai banchi,
voleva essere sicura di poter scegliere e voleva fare la scelta migliore.
Voleva sapere quanto costava la frutta, quali erano le
verdure di stagione arrivate oggi, se le
uova erano fresche e poi cercava di farsi un rapido conto per capire se le
sarebbero bastati i soldi per comprare anche il pollo o il formaggio.
Altri tempi, quaranta o cinquanta anni ormai sembrano
un’eternità per quanto sono cambiate le cose da allora, per quanto il mondo si è
trasformato in un tempo breve ma che ha
cominciato a correre sempre più veloce.
Mia madre - come tutte le donne-di-casa-che-non-lavoravano – dopo aver ben controllato che
cosa c’era da comprare, pensava a cosa
le sarebbe piaciuto preparare per pranzo e per cena. Poi guardava nel
borsellino e si adeguava scegliendo secondo
le sue possibilità, solo quello che poteva comprare e rinunciava a comprare quello che non le sembrava
fresco, che non era conveniente o che – lei – considerava troppo caro.
Qualche volta la frutta era a buon mercato e allora ne
comprava anche per il giorno dopo, altre volte le uova erano fresche di
giornata e non poteva far a meno di comprarle –
i bambini “l’ovetto fresco”
potevano berselo crudo – altre volte il pollo era troppo caro e
allora, niente pollo,
meglio le alici oppure il formaggio – visto che la ricotta o il primo sale
costavano meno.
Insomma faceva
quello che hanno sempre fatto quelle che
chiamavamo mamma di famiglia,
semplicemente non buttava via con
facilità i pochi soldi che erano entrati in casa e prima di comprare
voleva poter scegliere ed essere lei a
decidere, come spendere e quanto spendere
per mettere a tavola qualcosa di buono e
di sostanzioso per tutti.
All'epoca i soldi erano
pochi e quindi era giocoforza evitare di fare errori e ci si doveva informare
per capire bene cosa si poteva comprare e che cosa, invece, non conveniva
comprare. Certo c'era sempre qualche cialtrone, spesso di bella presenza, che
aveva l'abilità di nascondere le magagne della sua merce, di far sembrare bello e conveniente anche quello
che non c'era o di vendere solo parole. Con il loro altoparlante a tromba spesso facevano sembrare un affare anche
certa roba che altri si sarebbero vergognati solo a nominare, perché sapevano
di non saper ingannare e se ne facevano uno scrupolo. Meglio dormire
tranquilli, anche se a stomaco vuoto. Ma c’erano certi venditori ambulanti –
quelli con poca coscienza - che qualche volta, davano la fregatura anche alle
brave mamme di famiglia, quelle che si credevano più scaltre e che magari
avevano meno soldi e meno cervello di altre.
Ma questo le poteva capitare
una volta sola, perché poi le Signore stavano più attente, erano più guardinghe
e andavano a comprare da un’altra parte.
Oggi invece le cose sono
molto cambiate perché una qualsiasi mamma di famiglia, se vogliamo continuare a
parlare di mamme e di famiglia, deve lavorare anche lei, perché gli standard di
vita previsti dalla società in cui viviamo prevedono che un solo stipendio non
basti più e poi la Donna può realizzarsi solo lavorando. Intendiamoci, niente in contrario con le
donne, con il lavoro e con i diritti, il fatto è che con questa scusa e con un
consumismo esasperato, lavorando in due, oggi, una coppia non mette insieme il
doppio dei soldi e non raggiunge una qualità di vita due volte meglio di quando
la donna preferiva fare la Signora. Le spese superflue e quelle
assolutamente obbligate si portano via molto di più di uno dei due
stipendi.
Infatti anche oggi - come
allora - i soldi, per chi lavora a stipendio e per chi rispetta
le regole, sono pochi ma le cose sono
cambiate e non c'è più tempo per andare al mercato per informarsi e fare un
giro delle bancarelle, e nemmeno per vedere quali sono i prodotti di stagione. Con
la globalizzazione non ci sono più né primizie né stagioni. Ovunque.
Anzi per essere sinceri i mercati rionali sono
sempre meno e non ci sono più nemmeno le bottegucce del calzolaio, del fornaio, del droghiere o del macellaio sotto casa.
Certo qualcuno di questi negozietti, tirando la cinta, riesce ancora a restare
aperto, ma la mamma o il papà di famiglia la spesa la devono fare di corsa e
per sbrigarsi possono correre solo al supermercato più vicino casa, dove
trovano tutto e comprano - senza scegliere - solo quello che vedono
esposto sugli scaffali.
Non c'è tempo per
controllare se il prezzo è buono o se la merce è fresca, il tempo non c’è …. E
allora si compra subito la prima cosa che si trova, senza scegliere e senza nemmeno chiedersi se,
in un ipotetico negozio sotto casa, stiano
vendendo gli stessi prodotti o
prodotti di miglior qualità a prezzi più convenienti.
Le stadere dei mercati rionali |
Anzi a volte sentiamo un desiderio di spendere e andiamo
con piacere a comprare certi oggetti, solo per sentirci accettati da una società
immaginaria che la pubblicità ci fa credere che sia reale, solo per adeguarci al comportamento degli
altri e per non sentirci esclusi: compriamo a scatola chiusa per soddisfare
certi bisogni alimentati più dal subconscio che dalle vere necessità di tutti i
giorni. Spesso compriamo solo per il bisogno
di comprare, anche se non abbiamo i soldi in tasca: dobbiamo far girare i
soldi, e se non bastano meglio,
spenderemo quelli che guadagneremo domani, forse.
Abbiamo smesso di scegliere
sia perché non abbiamo il tempo per sapere che tipo di merci sono
sul mercato sia a che prezzo sarebbe corretto comprarle, essenzialmente perché è diventato sempre più difficile saperlo, per il fatto che le merci ormai vengono
prodotte e imposte alla distribuzione sempre più solo dalle grosse aziende che
dispongono di enormi capitali e che monopolizzano il mercato. Dopo aver
distrutto con la loro concorrenza quelle fastidiose piccole imprese familiari che lavoravano
per un piccolo profitto e che davano lavoro alla gente del posto.
Abbiamo perso l'abitudine
di controllare, di informarci e anche la
libertà di scegliere cosa sia più conveniente per noi, ma in termini reali,
concreti, i nostri soldi li stiamo spendendo nel modo in cui ci viene detto di
spenderli, nel modo in cui ci possiamo uniformare con gli altri, ma è anche
importante far vedere a tutti che cosa abbiamo comprato, per far sapere che Noi non siamo da meno di loro.
Ci siamo abituati a
spendere soldi senza pensare se serva-veramente, sia conveniente-veramente o se abbiamo-veramente quei soldi
che stiamo spendendo.
Di questo sono ben consapevoli
le aziende che vendono prodotti studiati e calibrati per rispondere ai desideri stimolati nel
cittadino-consumatore - secondo le loro più recondite convenienze - indipendentemente dal fatto che il prodotto venduto sia utile e non sia pericoloso per essere consumato in modo sicuro da una
clientela ignava che non si fa più domande.
Ignava essenzialmente – o
forse disinteressata - del fatto che
certe vanità, certe frivolezze non basta potersele "permettere" percredere di acquisire un rango
superiore.
Proprio per questi
comportamenti avventati – o meglio orientati - l'informazione può permettersi di non essere
accurata, anzi di essere molto attenta nella sua approssimazione, non di rado ingannevole e volta a curare gli interessi di chi ha il
coltello dalla parte del manico, di chi può permettersi di controllare e di indirizzare
le scelte fatte dai media, dall’informazione.
E, visto che ormai abbiamo
perso le abitudini a scegliere, tanto vale evitare di perdere tempo per dare
alla gente troppe informazioni sulla merce che viene venduta, su chi la produce, sul costo del
lavoro, su che età hanno i lavoratori e dove la merce viene prodotta, se viene conservata e
distribuita secondo regole previste dalle leggi, se i costi promozionali sono
esagerati o se il margine che retribuisce l'investimento sia proporzionato
all’investimento stesso.
Come dicevamo abbiamo perso le nostre abitudini, non solo quelle di controllare se quello che abbiamo comprato corrisponda a quello di cui avremmo avuto bisogno, ma anche ad informarci se esiste qualcosa di più consono alle nostre necessità, se esiste qualcosa con un prezzo ed una qualità più funzionale alle nostre possibilità, se i nostri bisogni sono reali o se sono semplicemente indotti da un sistema di informazione che , in questo caso sì, funziona-condiziona le nostre scelte e il nostro modo di spendere i soldi.
Le solite ovvietà, le solite lamentele di chi si limita ciancicare quattro parole per il piacere di
sentirsi parlare e poi non fa niente di concreto …. ma queste quattro parole non vogliono mica parlare
del bel tempo andato, anzi, vogliono parlare di politica.
Quella politica che ha
imparato a muoversi secondo le regole e comportamenti psicologici che da anni
controllano i consumatori per mezzo del mercato. Una politica che
oggi viene proposta vendendo in tutto il mondo dei personaggi come se fossero dei prodotti o
dei gadget, facendoceli sembrare più belli e più volitivi dei gadget
concorrenti nello stesso segmento di mercato, senza nessuna necessità di
doverci raccontare chi sono e se ce ne sono altri.
Perché tanto NOI ormai abbiamo perso l'abitudine ad informarci, abbiamo perso la nostra abitudine a scegliere tra le cose che vediamo con i nostri occhi e ormai non controlliamo più nemmeno quello che ci viene detto. Ci crediamo.
Non è facile conoscere chi
sono veramente questi signori che troviamo sulle liste dei candidati da
eleggere. Poche migliaia di persone scelte per essere elette.
Questi aspiranti politicanti o
più spesso esperti politicanti - cosa hanno fatto nel loro passato?
Sono persone degne ed abili per rappresentare chi dovrebbe votarli ?
Per quali motivi aspirano
ad una carriera politica?
Come vorrebbero fare - quello che dicono di voler
fare - per migliorare la qualità di vita della gente che dovrebbe eleggerli?
Come li possiamo
distinguere dagli ambulanti-imbonitori che cercavano di dare qualche fregatura
alle nostre mamme?
Quali sono le garanzie di onestà e di rettitudine morale possono presentare a chi, senza sapere né chi sono, né da dove vengono, avrà solo il dovere di sceglierli?
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